INCARNAZIONE PER L’OMEOSTASI DEL SÉ

di Silvano Danesi

Perché ci incarniamo?

Una delle tante risposte possibili potrebbe essere: “Per conoscere il nostro Sé”.

La risposta assume come riferimento l’invito di Apollo: “Gnóti seautón”, tradotto da Angelo Tonelli con: “Conosci il tuo Sé”. [1]

E’ anzitutto necessario definire cosa sia il nostro Sé.

Carl Gustav Jung ne ha dato alcune definizioni, quali:

il Sé è agente ordinatore, regolatore e armonizzatore della psiché, alla quale dà significato;

il Sé è una fonte di ordine, fonte di senso e organizzatore della personalità;

il Sé non è solo il centro ma l’intera circonferenza;

il Sé è l’axis mundi individuale;

il Sé è spiritus rector, spirito guida.

Una prima considerazione da fare è togliere di mezzo l’idea che il Sé sia immutabile, mentre va considerato in continuo divenire.

Panta rei.

Il Sé, pertanto, è in continuo mutamento e, conseguentemente, conoscere il nostro Sé significa conoscere una realtà dinamica.

Una seconda considerazione riguarda l’essere il Sé un centro e anche l’intera circonferenza, la qual cosa ne indica la funzione di un centro assiale dinamico e manifestativo, alla quale si associa il concetto di irradiazione.

Una terza considerazione riguarda essere il Sé uno spirito guida, ossia un Daimon.

Una quarta considerazione riguarda la funzione del Sé di agente regolatore, ordinatore e armonizzatore, che ne fa un agente omeostatico della psiché e della personalità, ossia dell’Io.

Nella sua funzione omeostatica, probabilmente, risiede il nocciolo della riposta al quesito.

Che cosa è l’omeostasi? L’omeostasi è l’attitudine propria degli organismi viventi a conservare le proprie caratteristiche al variare delle condizioni esterne dell’ambiente, tramite meccanismi di autoregolazione.

Un agente regolatore, ordinatore e armonizzatore è un agente omeostatico. Possiamo pertanto presumere che il Sé sia l’agente omeostatico della psiché e della personalità e, più in generale, dell’anima (delle anime) e dell’Io.

Rapportarsi al Sé e conoscere il proprio Sé, sono azioni che assumono una funzione omeostatica, di mantenimento della vita.

C.G. Jung, nel suo: “L’applicabilità pratica dell’analisi dei sogni”[2] , scrive che il medico, nel suo operare come analista, “mira in definitiva ad uno scopo remoto che è forse la causa prima della vita, e cioè la piena realizzazione dell’uomo integrale, l’individuazione”.

Il processo di individuazione può anche essere definito “farsi Sé”, ma a questo punto sorge la questione che riguarda il Sé, il quale è, anch’esso, come tutta la realtà, in perenne movimento.

Il nostro Sé, non è fissato una volta per tutte, non è una monade immota e sempre uguale a se stessa, ma è un “nucleo essenziale” in perenne mutazione all’interno di un Tutto che, a sua volta, è in perenne mutazione (trasformazione, metamorfosi), nell’invarianza delle leggi che presiedono al mutamento.

Il Sé è distinto, ma non separato dal Tutto; è distinto, ma non separato dall’inconscio collettivo; è distinto ma non separato dalla dinamica manifestativa e, pertanto, necessita di un’azione omeostatica, che ne mantenga le qualità costitutive ed essenziali nel contesto dinamico nel quale si trova.

Possiamo definire il Sé come un nucleo di energia informata, intelligente, cosciente e significante, un evento che è un frattale del Tutto, dal Tutto distinto ma non separato e, come ogni evento, necessitante di un’azione capace di farlo permanere.

Come ho scritto in altri studi, il Tutto, l’Essere che essenzialmente è e diviene in un’incessante trasformazione, è enérgeia informata, intelligente, significante e cosciente.

Prendendo forma, facendosi campo, il Tutto rende possibile trasformare la potenza in forza attuatrice. Le sue incessanti trasformazioni avvengono con il “formarsi”, ossia con il farsi forma e al farsi forma inerisce intrinsecamente il fine, il quale è conseguito con regole, codici, criteri predeterminati e invarianti.

L’essere umano è “un processo continuamente emergente di flussi di energia e informazioni”[3], la cui forma è determinata da un codice che finalizza le sue continue trasformazioni senza che venga meno quell’armonia e quell’equilibrio dinamico garantito dall’omeostasi, ossia dalla continua ricostruzione dell’ordine.

Se consideriamo anche il Sé come un flusso di energia e di informazioni, che “mutando riposa[4], ossia come una realtà vivente, costitutiva dell’essere umano integrale, il continuo flusso di informazioni che deriva dall’esperienza incarnativa è una delle possibili azioni omeostatiche dell’essere umano integrale, il quale attua un continuo processo di individuazione anche del Sé, strutturandolo attraverso l’apporto informativo che deriva dall’esperienza.

Secondo Jung va notato che il cristianesimo “fonda il suo insegnamento simbolico sulla condotta di una vita individuale di un uomo, il figlio dell’uomo; anzi esso interpreta tale processo d’individuazione come incarnazione e rivelazione di Dio stesso. Con ciò il divenire sé stesso dell’uomo acquista un’importanza la cui portata non è forse ancora giudicata appieno”.[5]

La conseguenza di quanto sin qui asserito è che l’individualità non è un dato acquisito una volta per sempre, ma la conseguenza di un continuo lavoro omeostatico ai vari livelli dell’essere umano integrale, motivo per il quale assume un significato ontologico l’affermazione che il lavoro è un dovere sacro dell’essere umano.

Il lavoro come dovere sacro è simile al lavoro del Demiurgo, l’artefice (démios=pubblico e érgon=lavoro), il lavoratore pubblico che attua le metamorfosi del Tutto, cosicché, ancora una volta, possiamo pensare all’essere umano come a un frattale del Tutto, animato dalle stesse immutabili leggi trasformative e artefice, a sua volta e a sua misura.

Quanto vale per il Sé, vale anche per il “regno di mezzo”, che è “la sfera dell’anima”. [6]

Possiamo, a questo punto, proporci di fare un passo successivo, avanzando ipotesi simili riguardanti: la reincarnazione o la continuazione dell’esperienza in altre dimensioni e in altre modalità.

Argomenti che, per la loro complessità, meritano una trattazione a parte.

[1] Angelo Tonelli, Nel nome di Sophia, Agorà & Co.

[2] C.G.Jung, “L’applicabilità pratica dell’analisi dei sogni” (1934), in : “La realtà dell’anima”, Bollati Boringhieri

[3] Daniel J. Siegel, I misteri della mente, Cortina

[4] Eraclito, Fr.B84aDK

[5] C.G.Jung, Presente e futuro (1957) in : “La realtà dell’anima”, Bollati Boringhieri

[6] C.G.Jung, La donna in Europa in : “La realtà dell’anima”, Bollati Boringhieri

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