Nino Gorni, pittore alchimista

Nino Gorni, caro amico, ha lasciato la vita terrena per soggiornare nel Sid.

Pittore-alchimista, studioso e ricercatore di antiche tecniche, di attrezzi, colori, materiali ormai perduti nelle nebbie della storia, esperto a livello internazionale di encausto, ultimo custode di abilità dimenticate, il bresciano Nino Gorni ha consegnato alla chiesa parrocchiale di Chiusdino, dove è conservata la preziosa reliquia di San Galgano, il santo “della spada nella roccia”, la pala d’altare di San Martino (dimensioni cm.200 x 140), opera di un maestro che con la Toscana ha da sempre una corrispondenza d’amorosi sensi.

Nino Gorni, infatti, ha restaurato parte della rotonda di Montesiepi, dove riposano le spoglie di San Galgano, un contemporaneo di San Francesco, nato a Chiusdino nel 1148, che la leggenda vuole convertito, dopo una vita dissoluta, per intercessione dell’Arcangelo Gabriele, apparsogli in sogno.

Profondo conoscitore della vita di San Galgano e da anni frequentatore dei luoghi dove il santo è vissuto ed ha operato, Nino Gorni è stato invitato a dipingere una delle due pale dell’altare della chiesa parrocchiale, dedicata a San Martino. Consegnata la pala a Chiusdino, Gorni ha pensato all’America, dove una sua riproduzione de “La cena del tributo” del Masaccio” è collocata, secondo le intenzioni del parroco locale, nella “Christ the King Catholic Church” di Hollywood (Los Angeles).

La riproduzione, che venne già esposta nel settembre del 2001 nella Basilica di Santa Croce in Firenze, registrando oltre 18.000 visitatori in venti giorni di apertura al pubblico, è l’unica opera in Italia in scala pressoché naturale, realizzata in un unico pezzo (mt. 4,00×1,65), dipinta utilizzando colori prodotti artigianalmente, con sostanze naturali (quali pigmenti, latte e caseina) secondo la tecnica del “fresco secco”, la medesima impiegata da Federico Zuccari (fra il 1572 e il 1579) per dipingere la cupola di Santa Maria del Fiore (il duomo di Firenze).

Ricercatore di tecniche antiche, nel suo laboratorio ha studiato per anni l’encausto, del quale si può ben dire sia il massimo esperto mondiale. E’ stato impegnato nella ricerca dei materiali e delle tecniche pittoriche usate dagli Egizi per realizzare le tavolette del Fayum. Ricerca che lo ha portato a riprodurre esattamente, come hanno dimostrato analisi allo spettrografo, le antiche miscele di colori e di aggrappanti che hanno consentito ad opere d’arte vecchie di oltre duemila anni di giungere intatte sino a noi, nonostante il loro uso come effigi applicate sulle mummie.

Nato a Collebeato il 2 maggio del 1940, diplomato presso l’Istituto d’Arte di Castelmassa, Nino Gorni ha approfondito la tecnica pittorica e scultorea con dedizione e metodo, frequentando l’Accademia Carrara di Bergamo.

Nino Gorni con Montesiepi e Chiusdino aveva un rapporto consolidatosi negli anni ed aveva un rapporto particolare con Galgano, il quale, come s’è detto, si vuole convertito dall’Arcangelo Gabriele. Galgano inizia così a predicare per Siena e dintorni, fino a quando si ritira su una capanna che diventerà il suo eremo, sopra il Monte Siepi; si incontra con il Papa Alessandro III, che lo benedice e lo incoraggia a costruire un’abbazia in prossimità dell’eremo (splendida abbazia cistercense, ora a cielo aperto);  compie l’unico miracolo noto: conficca la sua spada nella roccia, realizzando con l’elsa una croce.

E la spada nella roccia, come è noto, richiama quell’altra spada, Excalibur, nipote poetica di Caladcholg, la spada di Fergus, sorella della gallese Caladwlch e di quella di Conaire Mór, che era in grado di cantare. Da Montesiepi ci spostiamo nel mondo dei druidi, ma questa è un’altra storia ……..anch’essa sacra e antica.

Nino Gorni 2Gorni

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