Nel 1989 è caduto il muro di Berlino e, il 3 ottobre dell’anno successivo, la Germania è tornata ad essere unita. Nel 1992 Eltsin succede a Gorbaciov, si dissolve l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e la Russia diventa Federazione Russa. Nel 1999 a succedere a Eltsin è Vladimir Putin, che riporta la Russia alla sua storia antica, con un accordo con il Patriarca ortodosso e con il ritorno al ruolo di grande potenza mondiale, troppo frettolosamente dato per morto dopo la dissoluzione del Patto di Varsavia.
Nel 1991 la Slovenia e la Croazia si dichiarano indipendenti e si dissolve la Jugoslavia.
La geopolitica della vecchia Europa, così come era uscita dal secondo conflitto mondiale, è cambiata radicalmente in pochissimi anni.
Negli Usa, mentre cade il muro di Berlino comanda Bush padre (1989-1993), seguito da Bill Clinton (1993-2001), da Bush figlio (2001-2009) e da Obama (2009-2017).
La logica del clan Bush e del clan Clinton è quella di occupare posizioni in Europa, arrivando fino al confine con la Russia, nonostante le assicurazioni date che la Nato non avrebbe mai messo i suoi apparati nei pressi del confine russo.
Nel 1992 si tiene la conferenza pan-europea, che vara il piano di corridoi paneuropei, ossia di vie di comunicazione dell’Europa occidentale e orientale il cui potenziamento è considerato strategico, dopo la fine del blocco orientale.
Nove di essi sono stati definiti nella seconda conferenza di Creta del marzo 1994, mentre alcune modifiche sono state introdotte dalla terza conferenza di Helsinki del 1997, per cui, alle volte, si parla di questi corridoi come dei “Corridoi di Creta” o dei “Corridoi di Helsinki”. Il decimo corridoio è stato invece inserito dopo la fine delle ostilità tra gli Stati dell’ex-Jugoslavia.
Negli anni successivi la dizione “corridoi paneuropei” è scomparsa dagli atti dell’UE e oggi l’unico programma di una rete di corridoi è quello delle “reti di trasporto trans-europee” o, più correttamente, “rete” (TEN-T, Trans-European Transport Network, includente le principali vie di comunicazione dell’Unione europea).
A causa del perdurare di difficoltà di relazioni tra gli Stati, della mancata apertura dei mercati di Bielorussia e Ucraina, nonché delle forti differenze delle specifiche tecniche dei trasporti ferroviari, tra corridoi paneuropei e trans-europei ci sono significative diversità di tracciati. I corridoi variamente comprendono strada, ferrovia e vie navigabili.
Il cosiddetto Corridoio 5 (in realtà Corridoio 3 del Ten-T), ossia quello che ci interessa da vicino, doveva collegare Lisbona a Kiev, passando per la problematica “Torino-Lione”; non figurava nel programma Ten-T 2001-2006 ma nel successivo è tornato a essere menzionato, per estensione del Progetto prioritario 6, ma con limite “al confine ucraino”. Notare la limitazione al confine, che tiene conto del conflitto in atto in Ucraina.
L’intero Corridoio V non è tanto strategico per l’Unione europea, quanto per la Nato, per penetrare ad Est dell’Europa. La Tav, da questo punto di vista, ha lo stesso significato di Sigonella, con la costruzione del nodo europeo del sistema di comunicazione globale, di Vicenza, con la costruzione della più grande base USA in Europa, di Taranto, da polo siderurgico di livello europeo a polo Usa-Nato, a Niscemi ( Caltanisetta) con la costruzione del Muos ( Mobile User Objective System ), un potentissimo sistema di comunicazione militare di ultima generazione messo a punto dal dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, del riposizionamento della base di Gaeta e dei comandi USA di Napoli e Taranto. Tutte notizie note per chi abbia voglia di leggere e di informarsi.
Torniamo, ora, alle date elencate in premessa. La strategia di penetrazione Nato e Usa è stata quella dei clan Bush e Clinton-Obama. Una strategia che ci ha portati vicino alla guerra con Mosca. Ora la strategia è cambiata. Trump ha delegittimato la Merkel come general contractor europeo e Macron come suo partner. Trump ha aperto con l’Italia una nuova pagina di alleanza strategica, verso l’Africa del Nord e non solo. Una nuova pagina che si muove secondo le regole trumpiane della bilateralità e contraria alle logiche monopolistiche sovranazionali.
Nei confronti della Russia è in atto un confronto che non è più teso alla sua sterilizzazione o eliminazione, ma ad un dialogo alla pari che potrebbe aprire nuovi orizzonti anche all’Europa e all’Italia.
In questo senso, la Tav diventa ulteriormente strategica, per andare non solo a Kiev, ma oltre e costituire una via privilegiata di commerci con l’Est europeo.
Inoltre, per stare ai fatti tragici di ieri, la Tav è anche il collegamento ferroviario con il porto di Genova, oltreché con Marghera e Trieste. Ne deriva un valore strategico anche commerciale e di sviluppo del nostro Paese.
La Tav, pertanto, è uno strumento infrastrutturale geopolitico fondamentale per l’alleanza Italia –Usa e, al contempo, uno strumento essenziale di sviluppo del Paese.
E’ ora di chiudere la partita e di dare il via ai lavori, mandando al diavolo i no Tav e le loro follie. Grillo ci deve dire da che parte sta. Io, personalmente, sto con la Nato, ma in una visione di distensione con la Russia, quindi sto con Trump e con le sue logiche di bilateralità. Ma io conto uno, forse. Grillo, prima di tacere per sempre, se gli è possibile, ci vuol dire se sta con l’Alleanza Atlantica, con gli interessi dell’Italia o se sta da qualche altra parte? E i ministri grillini ci vogliono dire se stanno con la Nato e se condividono la cordiale intesa tra il Presidente Giuseppe Conte e il Presidente Trump? Perché se la condividono, la manfrina sulle grandi opere deve finire. L’ora della raccolta di voti delle comiche è finita. Ora è tempo di governare.
Silvano Danesi