Il percorso massonico è un itinerario di conoscenza, strutturato in tre gradi: inizia con il silenzio, l’ascolto, il riconoscimento dell’ignoranza dell’essere umano ilico (materiale), che guarda al mondo dei sensi e lo percepisce nella sua forma grezza, superficiale; prosegue con l’apprendimento delle regole sottostanti alla percezione sensoriale, che ineriscono alla ragione, cosicché l’essere umano si riconosce come psichico, ossia dotato di razionalità e conseguentemente di mimesis; si conclude apparentemente con il riconoscimento del suo essere pneumatico (spirituale), ossia dotato di intelletto e in quanto tale capace di volgersi verso gli intelleggibili.
Conclusione apparente, in quanto, come suggerisce Dionigi Areopagita, occorre andare “la dove i misteri semplici e assoluti e immutabili della teologia sono svelati nella caligine luminosissima del silenzio che insegna arcanamente; caligine che fa risplendere in maniera superiore nella massima oscurità ciò che è splendidissimo, e che esuberantemente riempie le intelligenze prive di occhi di splendori meravigliosi, nella completa intangibilità e invisibilità”. 1
La fine del percorso è, come suggerisce ancora Dionigi Areopagita, il penetrare “nella caligine veramente segreta dell’ignoranza” in cui “si fa tacere ogni percezione conoscitiva”, per un’adesione silente ed apofatica.
Il percorso della luce, iniziato con il riconoscimento dell’ignoranza e con l’ascolto aiutato dal silenzio, si conclude con il silenzio e con il riconoscimento di un’ignoranza finale e trasumanante, ossia nel riconoscimento che il vertice della conoscenza raggiunta si converte nell’ignoranza consapevole, nella consapevolezza che tutto ciò che si è conosciuto non è inutile, anzi è stato utilissimo e necessario, ma non è sufficiente al raggiungimento dell’intimità con il segreto del Principio che si nasconde nella caligine, nella tenebra, nel nero luminoso.
Ecco il senso vero del segreto massonico. Un segreto non esplicitabile in quanto non dicibile, non trasmissibile e acquisibile solo per esperienza diretta da chi ne acquisisce coscienza diretta.
Il percorso massonico è una via spirituale di conoscenza che non consente l’ateismo in quanto presuppone l’esistenza di un Principio emanante alla cui conoscenza tendere attraverso la comprensione del manifesto e delle regole in esso contenute, per giungere alla conoscenza dell’origine.
La strutturazione del percorso massonico nei tre gradi attuali è il frutto di un lungo aggiustamento rituale e simbolico che i “liberi muratori” hanno appreso e praticato nel corso del loro lavoro nei cantieri medievali.
Per costruire edifici sacri era necessario conoscere non solo le tecniche costruttive, ma il linguaggio simbolico, che costituiva la modalità con la quale erano trasmessi i concetti relativi agli intelleggibili, ossia a quanto non appare, ma traspare.
La veduta d’insieme che possiamo avere dei collegi e dei cantieri è quella di “scuole di costruttori e che sono altrettante scuole di studio del simbolo”.2 Le cattedrali gotiche e romaniche sono luoghi nei quali è trasmessa la simbologia cristiana, ma anche l’eredità simbolica antica e pertanto le scuole corporative e i cantieri sono a loro volta luoghi di studio e di frequentazione del linguaggio simbolico, che è il linguaggio proprio della via iniziatica massonica.
Al simbolo appartiene la trasparenza e la trasparenza è una sua proprietà.
L’apparenza, la percezione sensibile del fenomeno non è tutta la realtà, cosicché l’apparenza ha come suo limite ciò che della realtà rimane nascosto.
L’apparenza lascia intravvedere, lascia vedere oltre; è un inizio di apparire che non esclude l’ulteriorità; consente di ricercare, nella tensione di giungere nella caligine “dove veramente risiede …colui che è al di là del tutto”3: l’Essere.
“Così ora, penetrando nella caligine che sta sopra alla intelligenza, troveremo non la brevità delle parole, bensì la mancanza assoluta di parole e pensieri”.4
Ecco l’indicibile e intrasmissibile segreto che nessun massone potrà mai comunicare, in quanto frutto della raggiunta totale Ignoranza; raggiunta attraverso il percorso della costante ricerca.
Dalla gnosi, alla agnosi: “So di non sapere” e, pertanto, “so”.
So che l’Essere, il Principio iniziatore, ha una sua natura segreta che “qualunque sia, nessuno ha mai visto ne vedrà mai”. 5 E così sapendo non so e non sapendo so; e il paradosso mi avvolge.
So di non poter dire nulla di quel segreto, perché non mi appartiene.
Eppure l’Essere si mostra nell’apparenza, essendo tutte le cose e si mostra nella trasparenza dei simboli, che lasciando intravvedere l’ulteriorità richiamano all’unificazione, all’essere etici, ossia soggiornanti presso il divino.
La via simbolica della trasparenza è, pertanto, eticità.
Così come lo scultore elimina il marmo superfluo per far emergere la forma, la conoscenza conoscendo il manifesto e l’intelleggibile, giunge a “quella ignoranza velata da tutte le cose conosciute in tutti gli esseri e vediamo quella caligine soprasostanziale nascosta da tutta la luce che brilla negli esseri”.
Dalla tenebra, residenza dell’Essere, Archè, Abissale silenzio immoto, emerge la luce, che è vita, conoscenza, ma che nel suo capovolgimento paradossale è impedimento a vedere l’Essere nella sua residenza, che la luce emanata non accoglie.
La trasparenza, lasciando intravvedere, avvicina all’Arché, dalla quel emerge Theos, da theeîn, correre e da theâsthai, vedere, ossia ciò che muovendosi si fa vedere pur rimanendo presso se stesso nella sua segreta residenza.
Silvano Danesi
1 Dionigi Areopagita, Tutte le opere—Rusconi
2 M.M.Davy, Il simbolismo medievale, Mediterranee
3 Dionigi Areopagita, Tutte le opere—Rusconi
4 Dionigi Areopagita, Tutte le opere—Rusconi
5 Dionigi Areopagita, Tutte le opere—Rusconi