IL TRATTATO DEL QUIRINALE O DELLA QUARANTENA?

A proposito dei rapporti tra Italia e Francia, che fine ha fatto il “Trattato del Quirinale”?
Dopo l’accordo “politico” è iniziato il lavoro tra Italia e Francia per arrivare alla definizione del “Trattato del Quirinale”, annunciato dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e dal presidente francese Emmanuel Macron, quello che ci insulta ad ogni piè sospinto e che vede i suoi concittadini essere sempre meno contenti di lui e del suo modo di trattarli.
Il “Trattato” doveva essere definito entro la prima parte del 2018 e firmato ufficialmente nel palazzo della presidenza della Repubblica entro settembre-ottobre, al prossimo vertice intergovernativo tra i due paesi, che si dovrebbe tenere a Roma.
L’11 gennaio 201, il presidente del Consiglio Gentiloni e Macron – ha reso noto la presidenza del consiglio – hanno inviato al Gruppo dei saggi che sono stati chiamati a lavorare sulla definizione del “Trattato” una lettera di incarico che definisce compiti, finalità e perimetro del lavoro dei sei. Come è noto i componenti per parte italiana del Gruppo sono l’ex ministro Franco Bassanini, il consigliere di palazzo Chigi per gli affari Ue Marco Piantini e il Rettore dell’Università Luiss ed ex ministro, Paola Severino.
«L’Italia e la Francia –recita la lettera d’incarico – sono naturalmente legate da una vicinanza storica, economica, culturale e umana eccezionali (sic!). In linea con gli orientamenti concordati in occasione del Vertice di Lione, il “Trattato del Quirinale” dovrà dare un forte impulso alle relazioni tra i nostri Paesi strutturandole e dando loro dei nuovi obiettivi, arricchiti di una duplice dimensione bilaterale ed europea. L’obiettivo è quello di concludere questo Trattato in occasione del prossimo Vertice bilaterale, che si terrà in Italia nel secondo semestre del 2018».
Del “Trattato del Quirinale” aveva parlato Macron al termine del vertice di Lione del settembre 2107, quello dedicato all’accordo su Fincantieri-Stx, come strumento per regolare e implementare le relazioni tra Italia e Francia, un po’ sulla falsariga del Trattato dell’Eliseo del 1963 con la Germania.
In questa prospettiva i lavori del Gruppo dovevano essere organizzati in due fasi. Una prima tappa riguardante il contenuto del futuro Trattato, sia che si tratti di proposte istituzionali, che dei settori di partenariato menzionati nel testo del Trattato: “1) il quadro istituzionale dovrà favorire l’affermazione nel tempo di un “riflesso italo-francese” e di una cooperazione strutturata, rimanendo al tempo stesso agile e flessibile; 2) la parte essenziale dovrà riguardare i settori di cooperazione che il Gruppo proporrà di approfondire o di istituire.
In prima analisi, due ambiti appaiono portanti per il futuro delle relazioni tra l’Italia e la Francia: da una parte, le questioni legate alla nostra cooperazione in campo economico, industriale e dell’innovazione; dall’altra, quelle relative all’istruzione, alla cultura, alla ricerca e all’insegnamento superiore.
La seconda tappa dovrebbe essere dedicata alla redazione vera e propria del progetto di Trattato. Infine, il “Trattato del Quirinale” ha vocazione a offrire un quadro di riferimento per gli sviluppi futuri delle nostre relazioni bilaterali.
Ora che il governo italiano è formato, secondo il giovane presidente francese, da “lebbrosi” che si rifiutano di soggiacere alla grandeur transalpina, il Trattato che fine farà? Come si può cooperare con una leadership francese che ci considera degli appestati?
Che senso ha l’accordo di monitoraggio comune delle rotte di migrazione dall’Africa occidentale, che ha portato all’approvazione da parte del governo Gentiloni dell’invio di un contingente militare italiano in Niger, paese sotto la sfera di influenza di Parigi?
Che ne dicono Matteo Salvini e Luigi di Maio?
Visto che l’Italia è appestata, lebbrosa, incapace vuoi vedere che il Trattato del Quirinale, nel retropensiero di quel fenomeno di intelligenza radical chic che è Macron, in effetti era il Trattato della quarantena?

Silvano Danesi

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Giornalista
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