FRATELLANZA PER TUTTI? MA QUALE ?

La fratellanza dei cristiani ha un padre e una madre. I cristiani sono fratelli in quanto figli di un dio padre, incarnatosi in forma umana grazie ad una donna terrena, cosicché da padre è diventato anche fratello degli esseri umani. Il divino e l’umano, lo spirito e la carne si relazionano grazie al ventre di una donna, che diventa madre universale ed entra in una circolarità antica, che fa del figlio il padre di sua madre.

«Vergine Madre, figlia del tuo figlio, 
umile e alta più che creatura, 
termine fisso d’etterno consiglio,                                    

tu se’ colei che l’umana natura 
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore 
non disdegnò di farsi sua fattura.


Nel ventre tuo si raccese l’amore, 
per lo cui caldo ne l’etterna pace 
così è germinato questo fiore.  

Dante, Paradiso XXXIII

Potremmo discettare sul significato archetipico e sulle derivazioni egizie di questa circolarità, ma resta il fatto che per la religione cristiana, cattolica in particolare, gli esseri umani sono fratelli in quanto figli dello stesso padre e della stessa madre.

La “Fratelli tutti” di Francesco pare riferirsi ad altri concetti di fratellanza, come quello illuminista, che è declinato all’interno del trinomio Liberté, Égalité, Fraternité (in italiano Libertà, Uguaglianza, Fratellanza): un motto risalente al 1700 e associato all’epoca della Rivoluzione francese, divenuto poi il motto nazionale della Repubblica Francese.

La prima parola del motto repubblicano, Liberté, fu all’inizio concepita secondo l’idea liberale. La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (1789) la definiva così: «La libertà consiste nel potere di fare ciò che non nuoce ai diritti altrui».

Il secondo termine del motto repubblicano, la parola Égalité, significa che la legge è uguale per tutti e le differenze per nascita o condizione sociale sono abolite.

Nella Dichiarazione dei diritti e doveri del cittadino, parte integrante e iniziale della Costituzione dell’anno III (1795), la Fraternité, terzo elemento del motto repubblicano, è definita: «Non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi».

Il rapporto dei gesuiti con l’illuminismo è noto e storicamente accertato, così come il trasformismo, connaturato con il gesuitismo e Francesco (inteso come Bergoglio) è, mai dimenticarlo, un gesuita.

Dei gesuiti è proverbiale la sibillinità, che sfocia nella più doppiezza. Nel Compendium, ad esempio, alla domanda: “Si domanda a che cosa è obbligato un uomo che ha giurato in modo fittizio e per ingannare?”. La risposta è quantomeno inquietante: “Egli non è obbligato a nulla in virtù di religione, poiché egli non ha prestato un vero giuramento. Nullameno è obbligato dalla giustizia a mantenere ciò che ha giurato in un modo fittizio e per ingannare”. In aggiunta potremmo citare la seguente affermazione: “In ogni promessa fatta con giuramento, anche in via assoluta, vi sono certe condizioni tacite, come per esempio: se lo potrò; salvo il diritto e l’autorità superiore; purché le cose restino moralmente nel medesimo stato”.

Insomma, fidarsi di un giuramento, stando alla logica gesuitica, è perfettamente inutile.

Chi si è formato alla loro scuola ha il trasformismo come paradigma. Gli esempi attuali non mancano.

La Compagnia di Gesù è nata con il mondo moderno, quando il pensiero filosofico e scientifico ha fondato la sua autonomia. In questo si è subito differenziata dai grandi ordini medievali: francescani, carmelitani, domenicani.

La Compagnia di Gesù è intervenuta sin dai suoi primi passi nella politica e nella realtà sociale, con alterne vicende, e alterne alleanze: dall’assolutismo monarchico e reazionario austriaco, all’assolutismo dispotico dei monarchi illuministi. Il confronto tra la Chiesa riformata e quella della Controriforma ebbe nella Compagnia di Gesù, fondata nel 1540 da Ignazio di Loyola, la sua milizia scelta, capace di una vasta controffensiva grazie alla sua organizzazione rigidamente disciplinata, ma anche alla sua duttilità, alla sua cultura e alla sua conoscenza del mondo.

Nel 1605 i gesuiti organizzarono contro Giacomo I la Congiura delle polveri o Congiura dei Gesuiti.

Non è un caso che i gesuiti siano stati cacciati da Venezia nel 1606, dalla Boemia nel 1618, da Napoli e dai Paesi Bassi nel 1676, dalla Francia nel 1764, dalla Spagna nel 1767, dal Portogallo nel 1769, da Roma e da tutta la cristianità nel 1773 (lo scioglimento dell’ordine è dovuto alla Lettera apostolica Dominus ac Redemptor del 21 luglio 1773 di Clemente XIV).

I gesuiti, cacciati da Francia, Spagna, Portogallo, Regno di Napoli, sopravvissero protetti da re illuministi come Federico II di Prussia, che si giovò della loro collaborazione nelle regioni da lui dipendenti e abitate da popolazioni cattoliche e Caterina II di Russia, ossia da un re protestante e da una regina ortodossa: due despoti.

Despota, dispotico e dispotismo fanno, non a caso, la loro prima apparizione nel dizionario francese nel 1720. Formatosi, a quanto pare, alla fine del XVII secolo, il concetto di dispotismo finisce ben presto per indicare un regime politico in cui l’oppressione sociale va di pari passo con l’autorità assoluta del sovrano. Federico II di Prussia, despota illuminato, che si avvale dei Gesuiti, è l’evidente attestazione della capacità della Compagnia di Gesù di intessere rapporti con gli ambienti più vari e di essere instrumentim regni.

Con i resti sparsi della diaspora post Dominus ac Redemptor, padre Pigantelli ricostruì la Compagnia dopo le guerre napoleoniche.

Autori di esperimenti di comunismo paternalistico, attuati con le Riduzioni in Paraguay, Argentina, Brasile e Bolivia, i gesuiti ebbero il plauso degli illuministi.

Di particolare interesse è il rapporto tra i gesuiti e la corrente razionalista ed illuminista degli Illuminati di Baviera.

L’Ordine degli Illuminati viene organizzato il primo maggio 1776 da Adamo Weishaupt , sulla base, guarda caso, di un modello gesuitico.

L’Ordine, contrastato dai Rosacroce, ebbe uno scopo più politico che religioso e la corrente illuministica interna alla Stretta Osservanza, alla ricerca di un progetto massonico da opporre ai Martinisti, guardò agli Illuminati con la mediazione di Knigge, che aveva come modello i Rosa Croce del Paraguay gesuitico e pensava a stati modello nelle Indie Occidentali (America).

Alain Wodrow, uno dei massimi esperti dei Gesuiti, a proposito dell’esperimento del Paraguay, afferma: “Questa esperienza di comunismo paternalista è singolare e fu esempio per gli utopisti del XX secolo. L’ammirava persino Voltaire, che fu allievo dei Gesuiti, ma li detestava”.

Ludovico Antonio Muratori lo definisce “il cristianesimo felice nelle missioni dei padri della Compagnia di Gesù nel Paraguay”.

Emerge dalle aspettative del Knigge e in quelle del Muratori lo sfondo utopistico che si riallaccia alle teorie di Platone, di Tommaso Moro, di Campanella, ma anche quelle dei principi despoti illuminati, come Federico II, il quale negli anni Settanta del Settecento ordinò la costruzione di Urbaniborg, sull’isola di Ven, per l’astronomo Tycho Brahe. Urbaniborg, collocato in un palazzo rinascimentale, è stato considerato il primo moderno centro di ricerca scientifica. Dotato di biblioteca, laboratori e di un celebre osservatorio.

Tra i membri dell’Ordine troviamo personaggi di grande rilievo nella cultura europea: Goethe, Herder, Martens, Mirabou, Robespierre, Lavoisier, Filangieri, Pagano, Muenter, Nicolai, Antonio Jerocades

Il tipico esperimento politico gesuita al quale si ispirano gli Illuminati di Baviera è quello delle Riduzioni, piccoli nuclei cittadini secondo i quali erano strutturate le missioni della Compagnia di Gesù, soprattutto in Paraguay, ma anche in Cile, Nuova Granada, Brasile, Argentina, Bolivia e Uruguay.

Il Sinodo dell’Amazonia recupera quelle esperienze.

L’enciclica di Bergoglio sembra orientarsi, più che alla fratellanza cristiana ad una fratellanza universale di carattere illuminista, che fa da sostrato ideologico al rapporto storico tra gesuiti e illuministi e, più concretamente, tra gesuiti e Illuminati di Baviera, più volte rifondati e ben presenti ancora oggi nell’agone politico mondiale.

Vi è poi un altro tipo di fratellanza che l’enciclica evoca, considerato che in apertura, forzando la storia, fa diventare Francesco d’Assisi un frate amorevole e sottomesso, che parla dell’amore di Dio al sultano: un dio universale, ovviamente, mentre il Francesco vero quel sultano lo voleva convertire alla religione di Gesù.

Piegare la verità storica ad usum della politica vaticana è cosa disdicevole e tanto più lo è per chi predica la trasparenza.

Questo riferimento riguarda il “Documento sulla fratellanza umana” sottoscritto il 4 febbraio 2019 negli Emirati arabi tra Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, la più importante carica dell’Islam sunnita.

Francesco, tuttavia, piegando la verità e la fratellanza agli interessi geopolitici, dimentica, ad esempio, i fratelli islamici turcofoni Uiguri, perseguitati e utilizzati come schiavi dal regime di Xi Jinping. Un milione di Uiguri è nei campi di rieducazione a causa della loro fede, come molti cristiani.

La fratellanza di “Fratelli tutti” non è per tutti.  

© Silvano Danesi

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